LAVORO LA PRIMA FORMA DI EMANCIPAZIONE DELLE DONNE
Il Coordinamento Donne Cisl Fvg discute di pari opportunità e conciliazione: potenziare lo strumento della contrattazione per rimuovere ostacoli e arretrantismo
Non può che partire da una netta presa di distanze dal ddl Pillon, l’incontro sulle pari opportunità e la contrattazione di genere, promosso oggi dai Coordinamenti donne della Cisl Friuli Venezia Giulia. Preoccupa ed indigna, infatti, l’arretramento culturale che scommette sempre più su una società fortemente discriminatoria e su una visione subalterna della donna, che si vuole madre e moglie e nulla più. Contro un pregiudizio ancora vivo, e che si esprime non solo nel mondo del lavoro, ma anche in caso, ad esempio, di violenza subita, occorre un forte salto culturale, che può essere accompagnato dalla contrattazione di secondo livello, strumento potenzialmente straordinario per rendere efficaci ed attuali le pari opportunità e le qualità caratterizzanti di uomini e donne. Ma il punto di partenza – ribadito anche dalle coordinatrici delle donne Cisl Fvg, Luciana Fabbro e Marina Zelco – deve essere una nuova alleanza tra uomini e donne, entro una visione di pari opportunità non sessista, ma meritocratica. “Su questo tema, la Regione, forte della sua autonomia – rilancia il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco – dovrebbe avere il coraggio di sperimentare schemi nuovi di contrattazione legati al welfare e alla conciliazione, puntando su politiche davvero di genere, che non favoriscano l’uno o l’altro sesso, rispetto a situazioni specifiche, ma consegnino a uomini e donne reali possibilità di scelta e carriera rispetto al lavoro e complementarietà ad esempio all’interno della famiglia”. La cartina di tornasole – incalza la segretaria della Cisl Fvg, Claudia Sacilotto – è il calo demografico, che ben rappresenta le difficoltà della conciliazione, che sempre più va agganciata ad un welfare supportivo, di territorio, contrattato, capace di sostenere le famiglie nei loro bisogni”. Allo stesso modo andrebbero riconosciuti incentivi a tutte quelle aziende virtuose che sostengono al loro interno percorsi conciliativi e di flessibilità. La sfida – aggiunge in sostanza la consigliera regionale di Pari Opportunità, Roberta Nunin, denunciando, tra l’altro, il ritardo e il disinteresse nella nomina delle consigliere di Udine, Trieste e Gorizia – è quella non solo di sfruttare gli interessanti spazi della contrattazione di secondo livello, tentando anche di ridurre, se non annullare, i differenziali salariali tuttora esistenti, andando ad intervenire nei settori e nelle mansioni “femminili”, penalizzati per decenni da una cultura del lavoro “ancillare”, per cui il lavoro femminile è un “di più” rispetto a quello del “capofamiglia”. Altro capito, affidato anche alle considerazioni di Enrico Macor, presidente Ordine dei Consulenti del Lavoro di Udine, Antonella Cantarutti, imprenditrice agricola, e Paolo Ballaben, psicologo del lavoro – quello delle molestie e violenze contro le donne, con la necessità non solo di far sentire ancora più forte la voce contro le recenti sentenze che hanno svilito le vittime, ma anche di avviare, sulla scia dei protocolli sottoscritti tra sindacati e parti datoriali, un tavolo regionale permanente su questo tema.